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  El Lustrin  
 
         
 

Sviluppo tarli

 

 

Tarli e parassiti

“Gli agenti di degradazione del legno sono principalmente quelli biotici, cioè legati a organismi. Tali agenti sono spesso abbinati ai fattori abiotici e principalmente all’umidità che ne agevola lo sviluppo e la diffusione” (G.Liotta).
Piccoli fori con un po’di fine segatura in loro prossimità non sembrano essere una grossa minaccia per i nostri arredi, ma da una più attenta analisi scopriremo che dietro a quei fori si nasconde la causa principale di degrado: i tarli.

Purtroppo poche persone tengono in giusta considerazione le infestazioni da coleotteri, sottovalutando che il problema dell’infestazione da tarli è uno degli aspetti più importanti del progetto di restauro di un bene ed è dunque fondamentale proporre una soluzione adatta.

Basti pensare che i tarli si riproducono 2 volte all’anno (3-4 secondo recenti studi ambientali), e che le sue larve possono rimanere a scavare il manufatto dall’interno dai due ai cinque anni. Una volta divenuti insetti adulti, dopo aver praticato un foro da cui poter uscire verso l’ambiente esterno (foro di sfarfallamento), prendono il volo andando a riprodursi e deporre le uova in un nuovo arredo sito nelle vicinanze.

Il problema degli infestanti risulta quindi essere un problema molto serio per la conservazione dei nostri arredi, un problema a cui serve un intervento efficace, specifico e repentino.

“La loro abitudine di mantenere sgombre le gallerie da residui si rivela un utile spia dell’infestazione in atto: infatti, il rosume che fuoriesce dai fori si deposita sulle superfici sottostanti, formando piccoli cumuli crateriformi di materiale farinoso e di colorazione chiara, che indicano la localizzazione dell’infestazione e, talvolta la sua entità” (G.Liotta).

Operando in una città come Venezia capita frequentemente che mobili o travi colpite da un attacco da tarli siano colpiti anche dall’attacco di un parassita del tarlo denominato Scleroderma (Sclerodermus domesticus).

Questo parassita è un insetto della famiglia dei betilidi di cui fanno parte anche le vespe ed è simile ad una formica. I maschi sono alati ma molto rari mentre le femmine ne sono prive e si riproducono per partenogenesi. Quando depongono le uova entrano nei cunicoli scavati dai tarli alla ricerca della larva ospite che paralizzata dal veleno inoculato viene utilizzata come alimento per la propria prole. La femmina, nelle sue peregrinazioni alla ricerca di un foro di tarlo, percorre le pareti delle stanze e si può trovare sulle tende, sulle lenzuola, sulle stoffe. In mancanza delle prede abituali, le femmine possono pungere l'uomo, sia di giorno che di notte, di solito ripetutamente, sugli arti, sul petto e sulla schiena.

Sono punture molto dolorose che si evidenziano con una lesione pomfoide di circa 12 millimetri con un puntino emorragico, il tutto accompagnato da eritema pruriginoso.


 
         
 
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